Abbiamo intervistato la Dott.ssa Nicole Ziliotto, ricercatrice presso il Laboratorio di Biochimica e Biologia Molecolare, Dipartimento di Scienze della Vita, dell’Università di Ferrara, che fa parte dell’équipe scientifica che porta avanti lo studio sulla Sclerosi Multipla. La Dott.ssa ha gentilmente risposto alle nostre domande, condividendo con noi qualche dettaglio in più del suo lavoro di ricercatrice sostenuto dalla Fondazione Il Bene Onlus.

  • Che cos’è la ricerca per te?

Per me la ricerca è tutto, è un lavoro bellissimo che mi fa sentire completa a 360° perché il ricercatore non fa solo ricerca deve essere anche un creativo, uno scrittore, un diplomatico. Deve essere molte cose un ricercatore, è un lavoro davvero molto completo ed è uno stile di vita. Non è il lavoro dove tu a fine giornata chiudi tutto, timbri un cartellino e torni a casa. È un lavoro che te lo porti a casa, ti viene chiesto di fare gli straordinari, di lavorare anche il sabato o la domenica se è necessario. Ma lo fai perché ti viene spontaneo farlo, se ami il tuo lavoro è una cosa che fai e basta.

Per me la ricerca è uno stile di vita ma è anche una passione, quindi è una cosa che viene naturale, che viene da dentro. Io ho sempre desiderato fare ricerca, quindi è difficile per me descrivere che cosa significa fare ricerca perché ti viene spontaneo, ce l’hai dentro, è una missione. Fare ricerca è una vocazione, ecco la parola giusta.

Può esserci frustrazione quando cerchi in tutti i modi di ottenere dei risultati e vedi che invece non ci sono quei risultati che ti aspetti oppure soprattutto quando vedi che non sei nelle condizioni per poter fare quello che vorresti, quando magari cerchi collaborazioni (con le persone) che non arrivano, quando vorresti avere dei fondi di ricerca e non arrivano. Quindi quando ti ritrovi a fare ricerca in situazioni non ottimali, ma questo è un male comune della ricerca.

Quando ti imbatti per la prima volta in un risultato è quel momento di euforia che bisogna provare per credere, perché in quel momento sei la prima persona al mondo che sta osservando un qualcosa e nessun altro lo vede. E sai che quello che tu osservi può avere un impatto sul progresso e sulla conoscenza comune e forse un giorno potrebbe avere anche un impatto clinico. Quindi è una sensazione bellissima.

  • Com’è la tua giornata tipo?

La mia giornata tipo inizia presto, per le 8.30, e finisce tardi ma l’orario esatto è variabile di giorno in giorno. Posso uscire alle 18.30 come alle 20.00 e ci sono stati anche periodi in cui sono uscita alle 21.00 o alle 22.00 però è tutto proporzionale a quello che uno sta facendo come ricerca. Se ci sono delle deadline, se invece hai il desiderio veramente di continuare ad andare fino in fondo al risultato, all’analisi statistica che stai facendo, vai avanti ad oltranza.

  • Lo sai che il motto della Fondazione Il Bene è “Never Give Up”? Cos’è per te #NeverGiveUp?

Per me “Never Give Up” è un motto continuo e nella ricerca vuol dire non abbattersi mai appena c’è l’esperimento che non viene ed è da ripetere, oppure trovarsi in situazioni in cui mancano i fondi quindi non ci sono i soldi per acquistare i reagenti, per fare ricerca oppure quando non ci sono i fondi per poter continuare a fare ricerca o non avere lo stipendio.

Quindi “Never Give Up” è continuare a voler fare ricerca nonostante tutto, nonostante le condizioni non siano ottimali, nonostante si sa che all’estero veniamo pagati di più e che ci sono delle strutture che offrono di più però qui è dove nasce tutto il filone di ricerca. È facile prendere le valige e andarsene all’estero, è la cosa più facile che ci sia. “Never Give Up” vuol dire rimanere qui e lottare per rimanere.

  • Parlaci un po’ dell’Università di Ferrara.

Io ho fatto qua la triennale in Biologia e mi sono sempre trovata bene. Mi è sempre rimasta nel cuore Ferrara, la città ma anche i docenti che ho trovato lungo il mio percorso universitario. All’Università di Ferrara ho trovato dei docenti che mi hanno dato tanto anche a livello umano, vuol dire tanto essere in un posto dove le persone credono in te e ti danno l’opportunità di migliorare e crescere, permettendoti anche di andare all’estero per brevi periodi ma comunque darti l’opportunità. Questo per me ha fatto la differenza. Io ho trovato un buon posto di lavoro in Italia, qui a Ferrara, anche se c’è da lottare per la mancanza di finanziamenti alla ricerca. Però trovarsi in un ambiente favorevole fa la differenza a livello personale e umano.

  • E della Fondazione Il Bene cosa puoi dirci?

La Fondazione, beh, devo solo che ringraziarla perché io sono qua grazie alla Fondazione. Ringrazio la Fondazione Il Bene perché già l’anno scorso ha reso possibile la mia presenza qui a Ferrara, il contratto che ho è stato reso possibile grazie al contributo che la Fondazione ha dato alla ricerca e all’Università di Ferrara, in particolare modo al progetto di ricerca del professor Bernardi. Per me è tanto, perché occupandomi di ricerca sulla SM avere il contatto con i pazienti, vederli che credono nella ricerca mentre magari il resto del Paese alla ricerca non ci pensa tanto perché comunque i fondi che arrivano sono quelli che sono e tutti sanno che la ricerca è all’ultimo posto nella classifica in Italia. Per me sapere che ci sono persone, i pazienti, che credono nella ricerca è tanto. Ed è un onore per me poter fare questo periodo di ricerca ed essere pagata grazie ai fondi della Fondazione Il Bene.

  • Perché il sostegno alla ricerca?

Perché non si da mai nella vita se quella malattia potrebbe colpire un giorno te o i tuoi cari. E ti toglie tanto. Quindi è un buon motivo per sostenere la ricerca.

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